Nulla sarà più come prima. L’Europa è pronta?
Il rischio di stagflazione è reale e l’atteggiamento confuso della BCE non aiuta. Dopo la pandemia una nuova difficile prova in cui si dovrà confermare la capacità dell’Unione di unirsi in uno sforzo comune per combattere uno shock tutt’altro che temporaneo. Luigi Paganetto lancia l'allarme.
di Luigi Paganetto, Coordinatore del Gruppo dei 20, Professore Emerito Università degli Studi di Roma "Tor Vergata" e già Preside della Facoltà di Economia
Nelle analisi sull’invasione Russa dell’Ucraina emerge sempre più la contrapposizione tra due idee assai differenti, quella che occorra guardare alle responsabilità di un’Europa e un Occidente che non ha saputo tener conto per tempo dei segnali che arrivavano dalla Russia di Putin e l’idea, opposta, che bisogna lasciare all’esame della storia la valutazione di queste responsabilità, occupandoci oggi delle conseguenze drammatiche di un’invasione del tutto ingiustificata.
Questa contrapposizione è simmetrica rispetto a quella che è venuta emergendo sulle conseguenze economiche della guerra, tra chi osserva con soddisfazione gli effetti delle sanzioni adottate contro l’aggressore e chi si preoccupa degli effetti delle sanzioni sulla disponibilità di materie prime e gas nonché sul potere di acquisto delle famiglie per effetto dell’inflazione. Va detto che la tutela dei nostri interessi economici, a questo punto, non è legata tanto al rifiuto delle sanzioni quanto a quel che l’Unione europea può fare rispetto al nuovo quadro degli equilibri economici e finanziari determinati dall’invasione dell’Ucraina nonché agli squilibri preesistenti nell’economia internazionale del post globalizzazione e, in particolare, alle strozzature dell’offerta nelle materie prime e nelle catene del valore oltre a quelle sull’energia.
Non va, soprattutto, trascurato il profondo cambiamento che è intervenuto e si sta verificando a livello geopolitico ed economico nel mondo di cui occorre cercare di comprendere ed interpretare le tendenze se si vuole avere una chiave di lettura corretta di quello che sta accadendo. Diciamo spesso che il centro del mondo si è spostato in Asia e nel Pacifico ma sono trascorsi molti anni da quando si è cominciato a verificare questo fenomeno.
Si cita la Cina ma si dimentica spesso il grande successo della Comunità dei paesi del sud est asiatico (Asean), nonché degli accordi triangolari che vedono la partecipazione di India, Cina e Russia, il trattato di Shangai e lo Sgo (Cina, Russia, Kazakistan, Usbekistan…), l’Apec (Asia-Pacific economic cooperation) cui partecipano oltre Russia e Cina anche Usa, Canada e Australia. Né vanno dimenticate le Banche di sviluppo, come quella per la Via della seta, creata dai cinesi.